La politica italiana è da tempo un circo decadente, dove l’incompetenza non solo è tollerata, ma viene premiata con incarichi di prestigio. Se un tempo i ruoli chiave dello Stato erano occupati da figure di spessore, oggi ci troviamo di fronte a una classe dirigente che sembra selezionata più per la propria docilità che per le capacità. Due esempi recenti, emblematici di questa deriva, sono Luigi Di Maio e Sergio Mattarella: il primo, assurto a Ministro degli Esteri senza alcuna competenza, il secondo, riconfermato al Quirinale da un Parlamento di scappati di casa e ora protagonista di un’imbarazzante scivolata diplomatica con la Russia.

Luigi Di Maio: dal bibitaro alla diplomazia internazionale
Difficile dimenticare il disastroso mandato di Luigi Di Maio alla Farnesina. Un uomo senza esperienza, senza conoscenza delle lingue e senza alcuna formazione specifica, si è ritrovato a rappresentare l’Italia nel mondo. Tra le sue memorabili gaffe, basti ricordare quando chiamò “Ping” il presidente cinese Xi Jinping, o quando si avventurò in improbabili trattative diplomatiche con toni da mercato rionale. Il culmine è arrivato con la sua nomina, voluta dall’Unione Europea, a inviato speciale nel Golfo Persico: un premio che suona come una beffa per chiunque ancora creda nel merito.
Mattarella e la Russia: l’ennesimo passo falso di un presidente imposto
Se Di Maio è stato l’emblema dell’improvvisazione, Sergio Mattarella incarna la perfetta continuità del potere fine a sé stesso. Mai eletto dai cittadini, è stato riconfermato Presidente della Repubblica perché il Parlamento non sapeva che pesci pigliare. La sua recente uscita contro la Russia, paragonando l’intervento in Ucraina ai crimini del Terzo Reich, è solo l’ultima dimostrazione di quanto la nostra politica sia ormai schiava di una narrazione imposta dall’alto, senza alcuna capacità di mediazione.
La replica di Mosca è stata durissima, e non senza ragione: sentirsi dare lezioni di storia da chi presiede un Paese che ha vissuto l’epoca fascista ha fatto infuriare il Cremlino. La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha definito le parole di Mattarella “invenzioni blasfeme”, e ha rispedito al mittente l’arroganza di un’Italia che, ormai ridotta a vassallo, pretende di impartire lezioni morali senza avere la forza di sostenere la propria credibilità internazionale.
Un Paese alla deriva
Di Maio e Mattarella non sono due casi isolati, ma i simboli di una classe dirigente che ha completamente perso il contatto con la realtà. La politica italiana non è più il luogo del confronto e della costruzione, ma solo un teatro dove si recitano copioni scritti da altri. Se il nostro peso internazionale è ormai prossimo allo zero, la colpa non è solo di singoli personaggi, ma di un sistema intero che ha rinunciato alla propria dignità.
La domanda è: quanto ancora dovremo assistere a queste sceneggiate prima di renderci conto che il vero problema non sono le figure che occupano certi ruoli, ma il meccanismo stesso che le produce e le mantiene al potere?
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