In questi giorni, a Verona, il gravissimo “misfatto” verificatosi presso l’istituto pubblico “Agli Angeli” ha alimentato la polemica, come era prevedibile. Per me, il problema va ben oltre il caso specifico: si tratta di una questione sistemica che riguarda il ruolo della scuola e l’invadenza dello Stato in settori fondamentali come la sanità, l’istruzione e i media.
La scuola come laboratorio del pensiero critico… o come fucina di sudditi?

Per me, la scuola dovrebbe essere un luogo dove si stimola il senso critico e si incoraggia il confronto di idee, evitando che una narrazione ufficiale venga imposta in maniera asfissiante. Purtroppo, in realtà, mi sembra che il sistema educativo si trasformi in un percorso preconfezionato, dove la libertà di pensiero viene soffocata e gli studenti finiscono per diventare dei sudditi, incapaci di interrogarsi e di sviluppare un giudizio autonomo.
L’invadenza dello Stato: un monopolio che rafforza l’omologazione
La vicenda all’educandato statale “Agli Angeli” è solo l’ultimo tassello di un quadro più ampio. Quando la sanità, l’istruzione e i media sono gestiti e finanziati dallo Stato, si rischia di instaurare un monopolio culturale e ideologico che impedisce la formazione di individui veramente critici e autonomi. Più questi settori sono centralizzati, tanto più si rafforza una visione del mondo unica, a scapito della diversità di opinioni e dell’indipendenza intellettuale.
In sanità, ad esempio, questo sistema si traduce nella mancanza di libertà di scelta per i cittadini, che sono costretti a seguire protocolli ministeriali, come è avvenuto al tempo del COVID, invece di poter scegliere liberamente il percorso migliore per la propria salute. Una situazione che rafforza ulteriormente il pensiero unico e limita la possibilità di innovazione e di confronto di soluzioni alternative.
Una democrazia in bilico tra libertà e conformismo
Mi chiedo se la democrazia debba essere sinonimo di imposizione di una narrativa ufficiale. Secondo la mia visione, la scuola e gli altri settori pubblici devono invece incentivare il confronto, la critica e la pluralità di idee. L’attuale modello, in cui il pensiero critico viene soffocato dalla burocrazia e dal centralismo, rischia di rendere i cittadini meri consumatori passivi di informazioni, incapaci di dissentire e di proporre alternative.
Questa riflessione mi porta a concludere che la vicenda all’educandato statale “Agli Angeli” è il riflesso di una contraddizione ben più profonda: una democrazia che, pur proclamando la libertà, si lascia intrappolare in logiche di controllo e uniformità. È necessario riformare il sistema affinché si riscopra quella pluralità di pensiero che deve caratterizzare ogni società libera.