Ogni 25 aprile celebriamo la caduta del nazifascismo, applaudiamo la vittoria della democrazia contro la tirannide, proclamiamo la “libertà” del popolo sovrano. Eppure, proprio mentre festeggiamo, all’interno delle sacre mura della Cappella Sistina si prepara un rito non molto diverso: un’elezione blindata, un’assemblea di cardinali divisi in fazioni, spifferi di alleanze oscure e trattative nell’ombra.

Il paradosso salta all’occhio: da un lato, il popolo che torna padrone del proprio destino; dall’altro, un conclave in cui il “popolo” dei fedeli non conta nulla e il futuro pontefice è scelto da un’oligarchia di porporati. Festeggiamo la liberazione dalla schiavitù politica mentre assistiamo a un intrigo di potere che – a livello spirituale – è solo una camera stagna di ipocrisie e calcoli.
Verità contro democrazia: la crocifissione di Cristo
Cristo proclamò: «Io sono la via, la verità e la vita», non «Io sono il voto di maggioranza» o «Io sono l’accordo politico». Eppure osserviamo come la democrazia moderna, come il celebre referendum popolare fra Gesù e Barabba, voluto da quel codardo di Ponzio Pilato. stia inchiodando ancora sulla croce proprio quel nazareno che voleva guidarci al di là delle strutture terrene.
Il Conclave, allo stesso modo, finge di cercare la “volontà dello Spirito Santo” mentre lucra sui giochi di potere umano.
Guerra civile in tonaca: i fronti del nuovo papato
Le voci di correnti “conservatrici” e “riformiste” risuonano nelle segrete stanze vaticane come le squadriglie partigiane in montagna. Chi difende rigidamente la dottrina tradizionale, chi spinge per un’apertura ai poveri, chi vuole dialogare con il mondo moderno — tutti pronti a sferrare colpi bassi per aggiudicarsi la futura guida della Chiesa.

Ecco, quindi, la “guerra civile” di cui parliamo: non un conflitto di armi, ma di idee, di fazioni. Ogni voto ambiguo, ogni infido sussurro è un residuo di quel potere mondano dal quale crediamo di esserci liberati.
Anarchia cristiana: la vera festa della libertà
Se la “vera libertà” non risiede nelle urne né nei conclavi, dove cercarla? Nei “spiriti liberi”, negli anarchici di fede che rifiutano qualsiasi gerarchia umana e si abbandonano totalmente al Cristo Risorto. Sono loro, gli outsider della Chiesa e delle democrazie liberali, a dare corpo a una rivoluzione interiore più potente di qualunque assemblea elettorale.
In questo senso, il 25 aprile può trasformarsi: non solo commemorazione di un evento storico, ma invito a un’autentica liberazione spirituale, ben al di là delle festose parate e delle fumate bianche.
Conclusione provocatoria
Così, mentre sventoliamo bandiere tricolori, fermiamoci a osservare la fumata che tornerà a uscire dalla Cappella Sistina. Sono due facce della stessa medaglia: da un lato, l’illusione di un popolo sovrano; dall’altro, l’illusione di uno Spirito Santo che si esprime per mezzo di un’élite. Se vogliamo davvero festeggiare la libertà, impariamo a non delegare a nessuno la nostra verità più profonda.