In un rincorrersi di interruzioni e polemiche di colore “green”, il blackout di lunedì 28 aprile 2025 rappresenta l’ultima (e più clamorosa) lezione sulla nostra dipendenza dall’elettricità e sulla fragilità delle reti interconnesse. All’ora di pranzo, alle 12:33 CEST, 15 GW di generazione sono usciti di scena in meno di cinque secondi, facendo piombare al buio gran parte di Spagna, Portogallo e alcune zone del sud-ovest della Francia (The Guardian, Financial Times).
Il risultato? Dieci ore di blackout, almeno otto vittime – tra monossido di carbonio e candele fatali – e la solita girandola di ipotesi: eccesso di fotovoltaico, carenza di inerzia di rete, linee ad alta tensione guaste… ma nessuna spiegazione definitiva (Scienza in rete, QualEnergia.it). E mentre i media mainstream erano impegnati a parlare di calcio o reality show, il blackout spariva come per magia dal radar informativo: peccato, perché è il più grande spoiler sul futuro che la transizione energetica ci abbia servito.

1. Introduzione
1.1 L’evento che (non) c’è più
Lunedì 28 aprile 2025, pochi minuti dopo mezzogiorno, il mercato elettrico iberico è imploso: in un lampo, la domanda e l’offerta sono passate da 25 GW a 10 GW, facendo scattare protezioni in cascata e il buio su decine di milioni di persone (Financial Times, Financial Times). Dieci ore di interruzione in media, con picchi a dodici ore per alcune zone rurali (Valigia Blu, RaiNews).
1.2 Perché questo blackout è “il più importante”
Non tanto per le vittime (otto confermate, sette feriti gravi e decine costrette a lunghe camminate a piedi per tornare a casa) (Sky TG24, Valigia Blu), quanto per la sceneggiatura paradossale: la colossale avventura delle rinnovabili che inanella record di produzione… fino a soffocare se stessa per mancanza di “spinta pesante” (inerzia) e batterie adeguate (Financial Times, Geopop).
2. Anatomia del blackout
2.1 Dinamica e numeri da “Hollywood”
Secondo il report preliminare ENTSO-E, alle 12:33 CET si è verificata una caduta istantanea di 15 GW di generazione, equivalente a tre centrali nucleari spente in un colpo solo. In meno di cinque secondi, la frequenza di rete è scesa sotto i 49,8 Hz, facendo scattare dissengiamenti protettivi in tutta la penisola (Financial Times).
2.2 Le cause più “gettonate”
- Eccesso di solare: quel giorno il fotovoltaico copriva il 55ì% del fabbisogno spagnolo; poche risorse di backup per ristabilire la frequenza (Financial Times).
- Inerzia insufficiente: mancano sistemi di inerzia sintetica (batterie e supercondensatori regolati in tempo reale) e investimenti per stabilizzare le oscillazioni di rete (Financial Times, Geopop).
- Guasto su linea ad alta tensione: un problema tecnico tra la Catalogna francese e quella spagnola ha innescato il primo squilibrio, amplificato dalla disconnessione rapida dei pannelli fotovoltaici (QualEnergia.it).
2.3 Risposta ufficiale e polemiche
Mentre Red Eléctrica de España annunciava il ripristino al 99 % già la sera stessa e il Portogallo rimetteva in rete tutte le sottostazioni entro poche ore (Valigia Blu, Home), le opposizioni hanno scagliato la consueta accusa: “È colpa delle rinnovabili!”, provocando una controreplica dai toni risentiti degli ambientalisti (Facta). Il governo spagnolo ha istituito una commissione d’inchiesta, ma i dettagli rimangono top secret (RaiNews).
3. La dipendenza tecnologica
3.1 Reti interconnesse = fragilità moltiplicata
Nell’era dello smart-grid e dell’Internet of Things, ogni elettrodomestico e semaforo è un nodo sensibile: basta un guasto remoto per far cadere l’intera catena di servizi essenziali (Financial Times, The Guardian).
3.2 Impatti quotidiani da “Black Mirror”
Trasporti bloccati (metro, treni, aeroporti), telecomunicazioni KO, bancomat muti e servizi sanitari appesi ai generatori d’emergenza: uno scenario apocalittico… e purtroppo realistico (Il Fatto Quotidiano, The Guardian).
4. Resilienza umana e “spirito”
4.1 Solidarietà improvvisata
Con il buio calato, sono emerse comunità di vicinato che si sono ritrovate attorno a candele, radio a batterie e canti spontanei per scacciare la paura: la natura sociale dell’uomo in versione live performance (la Repubblica, The Guardian).
4.2 Dal blackout alla “illuminazione” interiore
Senza elettricità, l’essere umano si riscopre altro: non solo un consumatore di watt, ma un creatore di calore umano, immaginazione e (sì) spiritualità “analogica”. Proprio dà questo fastidio a chi vorrebbe ridurci a semplici nodi elettrici controllabili.
5. Intelligenza artificiale: luci e ombre
5.1 IA spenta uguale ciao ciao
Ogni algoritmo, ogni rete neurale ha bisogno di elettricità: tagli il cordone, muore (o va in stand-by eterno) (ieu-monitoring.com).
5.2 Spiritualità contro codice
Ma l’essere umano, cuore e anima comprese, non è un software: nessun backup alimentato a una pila può ricreare un’intuizione, un sogno o la scintilla della creatività. Un blackout ce lo ricorda con ironia crudele.
6. Lezioni per il futuro
- Istituzioni: puntare su sistemi di inerzia sintetica e quadri di gestione delle emergenze elettriche, evitando regolazioni politiche affrettate (Financial Times, Financial Times).
- Cittadini: scorte di emergenza (batterie, generatori, piani di fuga dall’armadio) e consapevolezza che, quando le luci si spengono, la comunità è la vera rete di salvataggio.
- Ricerca IA: integrare nei progetti valutazioni di resilienza “offline” e di dimensione umana, oltre a quelle meramente energetiche.
7. Conclusione
Il blackout iberico ha il sapore amaro di una morale: “Non solo di materia (e di elettricità) vive l’uomo”. E mentre gridiamo al complotto o alle rinnovabili, ci dimentichiamo che la vera potenza è quella dello spirito collettivo, innescata non da un interruttore, ma da un istante di buio condiviso.