La democrazia, ci dicono, è il miglior sistema di governo possibile. La vetta della civiltà. L’apice del progresso. Ma dopo ottant’anni di democrazia italiana, dalla liberazione dal nazismo, dovremmo chiederci: progresso verso cosa? Verso l’autodistruzione, forse?

Quando la democrazia diventa la maschera della dissoluzione
Se guardiamo la storia recente, la democrazia non ha portato esattamente un’epoca d’oro. Ha portato, invece, politiche di morte mascherate da conquiste di civiltà. Prendiamo ad esempio la legge sull’aborto, presentata come un diritto imprescindibile della donna. Poco importa che abbia legalizzato l’eliminazione di milioni di esseri umani nel grembo materno: la democrazia ha deciso, quindi è giusto.
Poi è arrivato il divorzio, un’altra grande conquista. Famiglie disgregate, figli sballottati da un genitore all’altro, relazioni diventate contratti a tempo determinato. La società si è trasformata in un grande mercato delle emozioni, dove l’idea di responsabilità è andata a farsi benedire. Ma guai a mettere in discussione questo progresso: sarebbe reazionario!
Droga e tabacco: il paradosso democratico
L’assurdità della democrazia si manifesta anche nel trattamento delle droghe. Lo Stato decide che una “dose minima” per uso personale è tollerabile. Ma come? Se una sostanza è nociva, perché mai lo Stato dovrebbe stabilire una quantità accettabile? È un po’ come dire che uccidere è reato, ma se lo fai con un coltello piccolo, va bene.
E poi c’è il tabacco. Lo Stato ci dice che fumare fa malissimo, che uccide, che bisogna scoraggiarlo. Eppure, chi vende le sigarette? Lo Stato stesso, con il suo bel monopolio sui tabacchi. Quindi, riassumendo: lo Stato vieta le droghe pericolose, ma tollera certe quantità; demonizza il fumo, ma lo vende. Chiarissimo.
Pandemia e vaccini: il trionfo del pensiero unico
Arriviamo all’apice della follia democratica: la gestione della pandemia da SARS-CoV-2. Confinamenti arbitrari, chiusure di attività, divieti assurdi. E poi, il colpo di genio: la vaccinazione sperimentale di massa. Uno scenario da film distopico, dove i cittadini sono diventati cavie da laboratorio in nome della “salvezza collettiva”. Oggi, a distanza di anni, gli effetti collaterali cominciano a emergere, ma guai a parlarne. Il dibattito è chiuso, la scienza (quella autorizzata dal potere) ha deciso.
Suicidio assistito: l’ultima frontiera del progresso
Se il diritto di nascere è stato eliminato con l’aborto, il diritto di vivere è stato svuotato con il suicidio assistito. La recente legge che legalizza l’eutanasia mascherata da pietà è l’ennesima vittoria della cultura della morte. Perché prendersi cura di chi soffre, quando è più semplice e conveniente offrire un’iniezione letale? La democrazia ha deciso, quindi è giusto.
Esportare la democrazia… con le bombe
Come se non bastasse, l’Occidente si è fatto promotore dell’esportazione della democrazia. Non importa se per farlo ha dovuto radere al suolo paesi interi, fare guerre interminabili e destabilizzare intere regioni. L’importante è portare a tutti il diritto di votare, anche se non c’è più nessuno da eleggere perché sono morti sotto le bombe.
Una riflessione necessaria
La domanda, a questo punto, è inevitabile: perché continuiamo a considerare la democrazia un valore? Se lo scopo della politica è il bene comune, possiamo ancora illuderci che questo sistema sia il migliore possibile? Forse è il momento di smettere di venerare il mito democratico e iniziare a immaginare alternative. Perché se questa è la democrazia, forse è tempo di svegliarsi dall’incubo.