Introduzione: l’eterna lotta tra l’individuo e il sistema
Nascere è un atto rivoluzionario. Ogni individuo umano viene al mondo come una scintilla di libertà pura, non ancora incasellata in definizioni giuridiche, ruoli sociali o vincoli istituzionali. Eppure, fin dal primo vagito, il sistema cerca di imbrigliarlo: lo chiama “persona fisica”, lo dota di un codice fiscale, e inizia a tracciarlo come un oggetto da catalogare. La domanda è: perché? Perché l’individuo umano dev’essere ridotto a una funzione, a una macchina che produce e consuma? Forse perché, nella sua essenza, è anarchico. E l’anarchia fa paura.
L’individuo umano: un’anarchia biologica e spirituale

L’individuo umano, per definizione, nasce libero. Prima che la legge gli assegni il titolo di “persona fisica”, esiste in uno stato che possiamo definire anarchico: è un’entità non regolata, fuori dai vincoli del diritto. Non ha obblighi, non ha doveri, non deve nulla a nessuno.
Anarchico non significa caotico, bensì autonomo. L’individuo umano possiede un’autonomia intrinseca che non deriva da concessioni statali, ma dalla sua stessa natura. È un dono che molti vorrebbero sottrarci fin dal primo istante. Come spiegare altrimenti il battesimo burocratico che avviene con la registrazione all’anagrafe? Non appena respiriamo, ci trasformano in un numero, in un “soggetto giuridico”. Ma siamo davvero questo? O siamo qualcosa di molto di più?
La persona fisica: il prodotto di un sistema che non ci vuole liberi
La ‘persona fisica’ non è altro che una maschera imposta all’individuo umano. Il diritto, con tutta la sua arrogante pretesa di definire chi siamo, interviene per incasellare ciò che non può essere incasellato. È un processo di domesticazione: trasformare una creatura anarchica, autonoma, in un’entità gestibile, prevedibile, sfruttabile.
Pensateci: la capacità giuridica – quella qualità che il sistema ci concede al momento della nascita – non è altro che una concessione condizionata. ‘Ti riconosco, ma solo alle mie regole’. Questo riconoscimento è una trappola, non un regalo. In cambio della nostra libertà originaria, dobbiamo accettare un contratto sociale che non abbiamo firmato, un sistema che non abbiamo scelto.
L’anarchico cattolico: una ribellione spirituale e umana
Per un anarchico cattolico, questa è una questione esistenziale. Da un lato, crediamo che l’essere umano sia creato a immagine e somiglianza di Dio, e quindi portatore di una dignità e di una libertà che nessuna legge umana può cancellare. Dall’altro, vediamo un mondo che cerca di negare questa verità, soffocandoci sotto il peso di regole, tasse, certificati e obblighi.
La vera anarchia non è il caos, ma il riconoscimento di un ordine superiore. Non è il rifiuto dell’autorità tout court, ma la ribellione contro l’autorità illegittima. E quale autorità è più illegittima di quella che tenta di ridurre un’anima immortale a una funzione economica o a un ingranaggio del sistema?
Conclusione: recuperare l’individuo umano
Se l’individuo umano è anarchico per natura, allora ogni sistema che tenta di negare questa anarchia è, per definizione, oppressivo. La domanda è: vogliamo continuare a vivere da schiavi, indossando la maschera della ‘persona fisica’? O vogliamo recuperare quella libertà originaria che ci appartiene di diritto, non perché ce l’ha concessa lo Stato, ma perché ce l’ha donata Dio?
La scelta è nostra. Ma ricordate: ogni volta che accettiamo un compromesso con il sistema, stiamo rinunciando a una parte della nostra essenza. E l’essenza dell’uomo, come ci insegna il Vangelo, non è essere proprietà di Cesare, ma figli di un Dio che ci vuole liberi.