Martina Carbonaro non è Giulia Cecchettin, così come Alessio Tucci non è Filippo Turetta. E forse nemmeno Giulia e Filippo sono semplicemente vittima e carnefice. Dietro queste tragedie si cela una società che ha smarrito le sue fondamenta: il padre e Dio.

La morte del padre e di Dio
Martina, Giulia, Alessio e Filippo sono orfani, prima ancora che di genitori, di figure paterne e spirituali. Viviamo in una società che ha ucciso il padre e ha messo da parte Dio. Senza queste figure, manca un punto di riferimento, un’autorità morale che guidi e protegga. La conseguenza è una generazione senza guida, preda di emozioni incontrollate e azioni distruttive.
L’indifferenza dei genitori
È sconvolgente come in queste tragedie i genitori non si siano accorti di nulla. Viviamo in un’epoca in cui padri e madri sono troppo occupati, distratti o semplicemente assenti. E allora mi chiedo: perché mettere al mondo figli se poi non si è in grado di prendersene cura?
Una scuola che forma sudditi
La scuola pubblica non forma più uomini e donne liberi e pensanti, ma sudditi obbedienti e facilmente manipolabili. Si è persa la capacità di educare al pensiero critico, alla responsabilità e alla libertà. Invece di formare cittadini, si formano individui incapaci di affrontare la vita con maturità.
La Chiesa e la perdita della missione
Anche la Chiesa ha smarrito la sua missione. Negli ultimi anni si è concentrata su temi come il clima e la salute fisica, dimenticando la cura delle anime. Invece di distribuire la Santissima Comunione, si è preoccupata di somministrare vaccini. È tempo di tornare alla vera missione spirituale.
Conclusione: il ritorno all’essenziale
Dobbiamo tornare a ciò che è essenziale, a ciò che rivela l’uomo all’uomo: la presenza di Gesù Cristo. Solo attraverso di Lui possiamo riscoprire il senso della vita, la responsabilità, l’amore e la libertà. Solo così possiamo sperare in una società più giusta e umana.
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