Stamattina, mentre scorrevano le immagini di uno spot della Volkswagen Tayron, mi sono fermato di colpo. Una giovane coppia eterosessuale, radiosa e complice, si dirigeva verso il mare, ma non stava accompagnata dai suoi figli – bensì da dei cani, trattati come veri e propri bambini. Questo quadro idilliaco, che inizialmente potremmo interpretare come un tocco di originalità, cela in realtà un messaggio ben più provocatorio e inquietante.
Normalizzare l’assenza di prole: una scelta di vita contemporanea
Le aziende di oggi non vendono solo prodotti, ma anche stili di vita e nuove identità. Presentare una coppia eterosessuale che opta per la cura dei propri animali domestici al posto dei figli è una strategia ben calibrata per far accettare l’idea che la procreazione non sia più un dovere sacro, bensì una scelta tra le tante possibili. In un’epoca in cui la natalità è in crisi e la società si sposta verso modelli di vita più individualistici, questi spot invitano il pubblico a considerare l’assenza di figli non come una tragedia, ma come una naturale evoluzione delle priorità.
Se le coppie omosessuali fossero al centro…
Si potrebbe ipotizzare che, se lo stesso spot avesse visto come protagoniste coppie omosessuali, il dibattito sarebbe scaturito con veemenza. Potrebbero essere state sollevate accuse di omofobia, con critiche aspre riguardo al fatto che tali coppie avrebbero unicamente il diritto di sostituire i figli con animali. Ma, in questo scenario condizionale, mentre le reazioni sarebbero state feroci e polarizzanti, la scelta di rappresentare coppie eterosessuali in questa veste viene accolta come una semplice evoluzione dei modelli di vita moderni. Questo doppio standard mette in luce una realtà scomoda: il pubblico accetta più facilmente l’idea di rinunciare alla procreazione se si tratta di coppie “tradizionali”, lasciando in sospeso il giudizio su chi, condizionalmente, potrebbe trovarsi in situazioni simili.
Un messaggio sottile, ma potente
Quello che a prima vista appare come un semplice espediente creativo, in realtà, rappresenta un attacco sottile alla concezione della famiglia naturale. Lo spot, con la sua immagine di una coppia che accudisce i propri cani come se fossero figli, insinua che l’affetto e la cura non siano prerogative esclusive della procreazione biologica. In altre parole, suggerisce che anche se si rinuncia a un “figlio umano”, il bisogno di amore, attenzioni e responsabilità non scompare: si trasferisce semplicemente su una diversa forma di “figlio”, ovvero un animale domestico. È una normalizzazione dell’idea che la genitorialità sia solo un’opzione tra le tante, e che il modello familiare tradizionale stia lentamente cedendo il passo a nuove modalità di vivere il legame affettivo.
Un nuovo ordine familiare in arrivo?

Lo spot della Volkswagen Tayron è solo la punta dell’iceberg di una rivoluzione silenziosa. Dietro queste immagini apparentemente leggere si nasconde una profonda trasformazione culturale, dove l’idea di famiglia si sta riducendo a un insieme di scelte individuali e di stili di vita personalizzati. Se le coppie omosessuali potessero condizionatamente essere rappresentate in modo simile, il dibattito si sarebbe probabilmente acceso con accesi contrasti; invece, le coppie eterosessuali, protagoniste di questa narrazione, raffigurano un futuro in cui cani e gatti possono tranquillamente prendere il posto dei bambini.
Questa strategia di comunicazione non è solo un modo per rispondere alla crisi demografica, ma anche un invito a ripensare la famiglia nel suo significato più profondo. Sta emergendo, quindi, un nuovo ordine familiare in cui il concetto di legame e affetto si evolve, lasciando dietro di sé la rigidità della tradizione biologica. La domanda che rimane aperta – e che solleva riflessioni provocatorie – è: stiamo assistendo a un’erosione della famiglia naturale, o semplicemente a una ridefinizione delle nostre priorità affettive e sociali?
La risposta, come sempre, resta aperta a dibattiti e interpretazioni. Quello che è certo è che lo spot, con la sua immagine audace e dissacrante, ha già fatto breccia nella nostra percezione, invitandoci a interrogare e, perché no, a sfidare i modelli tradizionali di famiglia.
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